Walter Tevis - L'uomo che cadde sulla Terra

Questo libro di Tevis mi ha molto colpita. Mi ha colpita perché è un libro di fantascienza e io non amo per nulla il genere. E mi è piaciuto tantissimo.
Scritto nella metà degli anni '60, lo trovo molto attuale e lo consiglio non solo agli appassionati ma un po' a tutti quelli che, nella loro vita, si sentono degli "alieni".

La storia è quella di Thomas Jerome Newton, un extraterrestre di Anthea (cioè Marte) "caduto" sulla Terra per salvarsi e per salvarla. Un "uomo" di grande intelligenza (non umana), fuori dal comune, altissimo e dalle ossa fragili come quelle di un fringuello. 



In appena cinque anni Newton diventa uno degli imprenditori più famosi e ricchi del pianeta, con il solo scopo di costruire una grande nave aerospaziale funzionante, che possa trasportare gli appena 300 sopravvissuti del suo pianeta sulla Terra. Ma il suo fine è benevolo. Oltre che per non far estinguere la sua specie, è stato mandato sulla Terra per salvarla dalla sua auto-distruzione. 
Newton si muove con estrema capacità e determinazione, in un percorso molto difficile e tortuoso, ma nel suo cammino incontrerà dei personaggi che cominceranno ad amarlo: Betty Jo, un'improbabile cameriera, e il dottor Bryce, noto ingegnere chimico. Grazie a loro Newton troverà uno spiraglio di benevolenza e amore, in mezzo a tutte le "scimmie" di cui è popolato il pianeta Terra.
Ma basterà l'affetto per sentirsi appagato? Poche persone a cui si vuol bene possono placare il desiderio di condivisione dell'intelletto? E l'uomo, vuole davvero farsi salvare? Newton non si lascia mai vincere dalla disperazione e continua ad avere fiducia negli uomini che non possono essere "così stupidi" da non capire che stanno distruggendo un pianeta così grande e fertile.

Un Tevis incredibilmente precettore, che si confessa tramite un libro di fantascienza che poi tanto fantasioso non è, che si identifica nella figura di questo alieno, così estraneo al mondo e ai suoi simili, che annega la sua infelicità nel bere, che soffoca la sete di speranza nella letteratura, che si arrende, alla fine, perché di fronte a tanta ignoranza non ci si può proprio far nulla. Un pretesto dell'autore per dire la sua anche sulla politica? Il denaro compra davvero ogni cosa? Una metafora della vita che si fa condizione esistenziale di chi si sente diverso e non riesce a "comunicare" con gli altri, ma può farlo solamente grazie all'uso della scrittura.

Triste ma veramente bellissimo.

"io ho sempre ammirato gli intelletti di prim'ordine"
"la maggior parte degli uomini vive una vita di quieta disperazione"
"la nostra unica speranza, in un mondo caotico"
"bastano pochi pazzi, al posto giusto"
"era bello essere più alto di loro"
"è straordinario come la gente non riesca a riflettere a fondo sulle cose"
"voglio che lei salvi il mondo. Ma vale la pena di salvarlo?"
"Sì, certo che ne ho voglia. Ma non abbastanza, non abbastanza"
"Nathan, immagina di vivere fra le scimmie per sei anni. O immagina di vivere fra gli insetti, di vivere fra le formiche. Le formiche lucenti, indaffarate, stupide"

"E fu così che entrai nel mondo infranto. Per seguire la compagnia visionaria dell'amore, la sua voce. Un istante nel vento (non so fin dove trasportata). Ma non per mantenere a lungo ogni scelta disperata"
Hart Crane

1 commenti:

claudia garage ha detto...

ti è proprio piaciuto eh! prima o poi lo leggerò!

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Nota

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