Georges Simenon - Il gatto

il gatto di simenon
Inutile dire che, nel comprare questo romanzo, io sia stata attirata, oltre dalla garanzia dell'autore, dal titolo. Questo gatto preso come pretesto di una relazione che sembra far acqua da tutte le parti ma che poi risulta salda come non mai, mi ha incuriosita e convinta nello sceglierlo. Un romanzo del 1966, da cui è stato anche tratto il film omonimo di Pierre Granier Deferre nel 1971, che ha visto i protagonisti, Simone Signoret e Jean Gabin, premiati al Festival di Berlino

La storia è quella di Emile e Marguerite, una coppia attempata di coniugi in seconde nozze, molto diversi tra loro. Emile è un ex operaio, vedovo e nostalgico dell'allegra moglie morta troppo giovane, un uomo alla mano, forse un po' rozzo ma di buon cuore, tarchiato, sanguigno e amante dei gatti. Lei invece, magra e rachitica, rigida e pallidissima, era sposata con un musicista molto noto, una donna borghese ed elegante, che vive nel ricordo della rovina della sua famiglia (cui era perfino dedicata una strada della città), caduta in disgrazia per eccesso di buonismo. 



I due, nonostante l'amore iniziale, dopo tanti anni di convivenza nella casa di lei, non si sopportano. Lui è convinto che lei gli abbia ammazzato il caro gatto Joseph, e per dispetto ha cercato di ucciderle il pappagallo, che poi è comunque morto. I due non si parlano più, comunicano soltanto attraverso laconici bigliettini, insultandosi e disprezzandosi a vicenda. Eppure, nonostante cerchino di vivere vite separate, di non incontrarsi nei pochi momenti di condivisione delle parti comuni della casa, di fare la spesa in momenti diversi, di non mangiare insieme e neanche toccare il cibo o le pentole usate dell'altro, non possono fare a meno di "stare" insieme. Il faticoso rapporto viene descritto magistralmente da un'abile Simenon, che riesce a mettere in luce gli aspetti negativi ma anche positivi di questa subdola relazione, che appare una guerra dei Roses in piccolo, ma ambientata in Francia. Mentre i giorni passano lenti e silenziosi, in una vita sempre uguale, Emile e Marguerite non fanno altro che aspettare il momento della loro morte. Chi perirà per primo? Chi lascerà solo l'altro? Chi si occuperà della tragedia della morte dell'altro? E ancora, come sarà la vita in solitudine? Questa solitudine agognata tutti i giorni, ad ogni silenzio imprevisto, ad ogni sonnellino troppo lungo, ad ogni uscita interminabile dell'uno o dell'altro?

Due anime che non possono stare insieme ma che non possono neanche vivere l'una senza l'altra, raccontate in una serie di vicessitudini molto realistiche e al limite della paranoia che però non si discosta mai da una realtà quotidiana che è molto più reale che finta. Cosa succederà? Emile prova a scappare, a rifarsi una vita, a cambiare tutto ma... qualcosa andrà storto, qualcosa di più grande di lui, di loro. Non resta che aspettare, aspettare nella quotidianità, aspettare che qualcosa succeda, percorrere il resto della vita come fosse un'espiazione che ha legato due cuori e due corpi in modo totalmente indissolubile e inimmaginabile... fino alla fine.

Un libro fantastico, molto riflessivo, che dovrebbe essere letto da tutti coloro che cercano di darsi uno scopo, un fine per la loro vita che, ogni giorno, scorre sempre uguale ma che, senza la malattia dell'abitudine e dell'illusione di sicurezza che essa può fornire, si dipana frammentandosi in pezzi talmente esili da risultare all'apparenza quasi insignificanti...
Splendido.

"Avevano tempo, tutto il tempo che li separava dal momento in cui uno dei due sarebbe morto. Chi se ne sarebbe andato per primo? Non era dato saperlo"
"Naturalmente i loro dialoghi erano muti, ma si conoscevano troppo bene per non indovinare ogni parola, ogni intenzione"
"Non si era mai reso conto di invecchiare. Non si sentiva vecchio. E quando pensava alla propria età se ne stupiva molto"
"Non avevano figli, ma non si preoccupavano di sapere di chi fosse la colpa"
"Joseph!... gli veniva da piangere. Mai avrebbe creduto che l'assenza del gatto potesse turbarlo tanto, farlo sentire così smarrito"
"Dal momento che Marguerite aveva avvelenato il suo gatto, tutto era falso, come aveva già sospettato senza però volerci credere"
"Barava, respingendo pensieri ancora confusi che, acquistando forma, rischiavano di diventare spiacevoli"
"Non voleva morire per primo. E non voleva nemmeno che morisse lei. Doveva pensare ad altro"
"Incontrava le persone per strada ma non le vedeva. Non sapeva più che cosa fossero una donna, un bambino, ridere o piangere"
"La saliva della domenica, quando si baciavano a lungo, sapeva di campagna"
"Viveva in un mondo tutto suo, un mondo immaginario cui attribuiva i colori che preferiva"
"Leggeva più giornali di prima, perché gli mancava il coraggio di iniziare un romanzo lungo"
"Chissà dove andavano le persone. Il loro andirivieni non aveva senso, come non lo avevano quelle vetrine illuminate che facevano tristezza e che nessuno si fermava a guardare per via della tramontana..."

1 commenti:

un garage pieno di libri ha detto...

ora devi leggere maigret!

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Nota

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